Regole chiare e percorso condiviso con le amministrazioni locali. Il Governo tenta una nuova accelerazione, e con essa una "decongestione" dei rapporti piuttosto tesi con le regioni, per il piano di ritorno dell'Italia all'energia nucleare.
Domani – conferma il ministro dello Sviluppo Claudio Scajola – il Consiglio dei ministri varerà definitivamente il decreto, già esaminato in via preliminare a Palazzo Chigi il 22 dicembre, che traccia il percorso per individuare i siti delle nuove centrali e per favorire il consenso delle popolazioni circostanti assicurando robusti incentivi economici diretti in gran parte alle famiglie sotto forma di sgravi sulla spesa energetica ma anche sulle imposte, in nome dei benefici ambientali dell'atomo.
La contesa con le regioni dissidenti dinanzi alla Corte costituzionale? Una doverosa richiesta di chiarimento sulle prerogative costituzionali e non un braccio di ferro sul merito delle questioni, ripetono nei palazzi di Governo. Tant'è che «la strada per il ritorno dell'Italia al nucleare prevede che con le Regioni ci siano due passaggi consultivi, uno per la delimitazione delle aree e l'altro per la scelta dei siti» chiarisce Sergio Garribba, professore di impianti nucleari, ex commissario dell'Authority energia e ex direttore generale del Ministero dello Sviluppo, ora consigliere di Scajola per l'energia.
Nessuna "mappa" delle centrali nucleari già confezionata, dunque. E non sono state individuate neanche le aree, «perché non ci sono state indicazioni di alcun tipo in proposito». Se ne comincerà davvero a parlare quando arriverà il supporto della costituenda Authority per la sicurezza nucleare. Che avrà il suo statuto «a breve» annuncia sempre Scajola, che promette così di recuperare i ritardi (la legge "sviluppo" varata a Ferragosto dava tre mesi di tempo).
I tempi? Per le consultazioni, ovvero per la prima fase preoperativa «penso che ci vorrà almeno un anno e mezzo» ipotizza Garribba. Perché dovranno innanzitutto essere definiti i criteri di massima per la collocazione di siti, con la collaborazione dell'Agenzia ma anche delle altre istituzioni scientifiche (Enea, Ispra, Università), sulla base di parametri relativi – precisa Garribba – «ai requisiti sismici, geofisici e geologici, nonché di accessibilità all'area, distanza dai centri abitati ed infrastrutture di trasporto, disponibilità di risorse idriche, valore paesaggistico e architettonico».
Subito dopo il via alle consultazioni locali, costituendo innanzitutto – spiega Garribba – comitati «di confronto e trasparenza» con le popolazioni. Intanto «nei prossimi tre mesi il Consiglio dei Ministri adotterà un documento contenente la strategia nucleare nazionale, con cui saranno delineati gli obiettivi del Governo». E poi, alla fine di questo processo «saranno gli operatori interessati a formalizzare, secondo una logica di libero mercato, le proposte dei siti per la realizzazione degli impianti nucleari».
E' dunque «ben evidente che le polemiche di questi giorni sono premature, pretestuose ed elettorali» rimarca Garribba a proposito del bombardamento politico antinucleare che si snoda tra gli annunci di nuovi referendum antiatomo (Verdi, Di Pietro) e i report che mettono in dubbio l'effettiva convenienza economica dell'operazione.
Ma intanto sarà garantito, nero su bianco, il tornaconto economico delle popolazioni che ospiteranno le centrali, con contributi piuttosto sostanziosi (si veda Il Sole 24 Ore del 23 dicembre scorso) a carico degli operatori. Che per decidere se e dove realizzare le nuove centrali sapranno evidentemente vagliarne la convenienza.

Mix di vecchio e nuovo per le scelte del futuro